a cura del Prof. Graziano Rossi Università di Pavia
Il territorio lombardo è caratterizzato da una notevole variabilità geografica e climatica che hanno avuto un ruolo fondamentale nella coltivazione di molte specie vegetali e nella nascita di numerose varietà locali che, con l’affermarsi dell’agricoltura intensiva, sono quasi del tutto scomparse. Le cultivar tradizionali locali, spesso indicate come varietà da conservazione (V.C.) o landraces, di una specie coltivata, sono popolazioni che non sono mai state sottoposte a un programma organizzato di miglioramento genetico, sono caratterizzate da un adattamento specifico alle condizioni ambientali e di coltivazione di una determinata area e sono strettamente associate con gli usi, le conoscenze, le abitudini, i dialetti e le ricorrenze della popolazione umana che le ha sviluppate e/o continua la loro coltivazione. L’origine delle V.C. risale addietro nei secoli ad opera della selezione inconsapevole attuata da generazioni di agricoltori che hanno sviluppato delle varietà particolarmente adatte alle condizioni pedoclimatiche locali e a un sistema di coltivazione tradizionale a basso input. Dall’inizio del ‘900 le V.C.i sono state rapidamente soppiantate da cultivar moderne più produttive ma negli ultimi anni si assiste ad un rinnovato interesse per le V.C. anche in seguito ad apposite normative europee recepite, poi, dall’Italia. La conservazione delle varietà tradizionali può avvenire in situ (on farm) presso aziende agricole site nella zona di cui è originaria la V.C. ed ex situ presso banche del germoplasma realizzate presso Università, Orti Botanici e Centri di ricerca. La conservazione ex situ garantisce il mantenimento delle varietà, la corretta propagazione del materiale vegetativo per rilanciarne la coltivazione e l’utilizzazione sotto il profilo economico. Nonostante lo slancio degli ultimi anni la coltivazione delle V.C. è spesso limitata all’ambito amatoriale mentre sarebbe auspicabile un approccio scientifico qualificato per una idonea valorizzazione di queste risorse. Tra le diverse specie di interesse agrario l’attenzione del progetto Montezuma si focalizza su specie agrarie di origine americana che hanno segnato la storia del territorio della regione Lombardia e dell’Italia in generale. Di particolare interesse sono le specie di fagioli (Phaseolus vulgaris e Phaseolus coccineus) che nonostante una presenza capillare sul territorio regionale, soprattutto in collina e montagna, sono poco studiate a livello scientifico tanto da far sembrare la Lombardia una regione “povera” di entità locali tradizionali e sui mais (Zea mays) nelle tipologie di mais da popcorn (Z. mays var. everta) che non sono mai stati rivalutati, a differenza dei mais da polenta, anche perché i popcorn che erano in conservazioni presso le banche del germoplasma sembrano essere andati irrimediabilmente perduti. Il partenariato del progetto Montezuma è riuscito a recuperare alcuni mais da popcorn che ancora esistevano presso gli agricoltori locali. Questi mais rappresentano gli ultimi popcorn lombardi esistenti, e meritano di essere valorizzati. Il progetto garantisce l’identificazione del germoplasma di antiche cultivar orticole di specie di interesse quali: Z. mays var. everta (mais da popcorn), P. coccineus (Fagiolo di Spagna, del diavolo o coccineo) e P. vulgaris (fagiolo). Le accessioni di interesse sono già state collezionate e si trovano in conservazione sia presso banche del germoplasma di UNIPV e UCSC sia presso agricoltori custodi che le hanno mantenute nel tempo. Le accessioni recuperate saranno descritte mediante gli appositi descrittori internazionali UPOV al fine di redigere delle schede morfologiche a corredo delle schede di segnalazione con tutte le notizie storiche reperibili per una determinata accessione. Contemporaneamente si procederà alla caratterizzazione genetica delle accessioni in esame ed all’analisi della struttura della popolazione per individuare eventuali rapporti di parentela tra le diverse varietà tradizionali della stessa specie. Le aziende agricole partner saranno coinvolte nella coltivazione delle accessioni al fine di caratterizzarle morfologicamente e nel mantenimento del seme in purezza mediante appositi accorgimenti agronomici o impollinazione manuale. La caratterizzazione e il corretto mantenimento delle varietà da conservazione permetteranno di identificare in maniera univoca le entità territoriali per conservarle ed inserirle nel Registro Nazionale delle Varietà da Conservazione o Anagrafe Nazionale. Sarà possibile procedere alla loro valorizzazione colturale ed economica principalmente nell’ambito delle produzioni locali e sostenibili, volte anche al recupero di zone marginali non adatte a coltivazioni intensive garantendo ampie ricadute in termini di benefici, utilità e applicabilità a tutto il territorio regionale in particolar modo alle aree dI collina e montagna che risultano essere le più fragili dal punto di vista produttivo.