I numeri della produzione sono in forte crescita. In totale, le aziende consorziate producono oltre 10 mila quintali di humus all’anno, su oltre 5 mila metri quadrati di lettiere, gli spazi adibiti all’allevamento dei lombrichi, che vivono all’interno del loro cibo, nello specifico letame di cavallo o di bovino e che arriva da piccoli allevamenti o maneggi della zona. Ogni azienda ha il proprio marchio e il proprio mercato di riferimento e per aderire alla rete deve rispettare precise regole di un disciplinare, essere iscritta al Registro nazionale dei fabbricanti di fertilizzanti del Ministero delle Politiche Agricole e conferire al gruppo un quantitativo minimo di prodotto all’anno, che arriva sul mercato col marchio di Rete italiana lombricoltori.
Cos’è l’humus di lombrico? Ѐ un ammendante naturale e organico prodotto dalla digestione da parte del lombrico europeo Eisenia Andrei (chiamato anche “lombrico rosso”). L’humus di lombrico è sicuramente uno dei migliori fertilizzanti esistenti: ricco di nutrienti immediatamente disponibili, migliora la struttura chimico-fisica del terreno, agisce sulla ritenzione idrica favorendola, apporta microrganismi utili ed enzimi che difendono le colture e rendono utilizzabili i nutrienti presenti nel terreno.
L’utilizzo di humus ha effetti positivi sulle proprietà fisico-meccaniche dei terreni. Gli studi mostrano un aumento di rendimento delle colture: le sperimentazioni hanno messo in luce la capacità dell’humus di lombrico, quando inserito in substrato di coltivazione, di aumentare significativamente la qualità delle piante in termini di biomassa vegetativa e radicale e nel poterne influenzare la produttività.
Un ruolo di assoluto rilievo nella nutrizione delle piante coltivate lo ha l’apporto di microrganismi utili presenti nell’ humus. L’apporto di microrganismi tipici della rizosfera (porzione di terreno che circonda le radici), crea i presupposti essenziali per un netto miglioramento delle condizioni fitosanitarie generali delle piante coltivate e una riduzione degli attacchi a carico delle colture da parte di fitopatogeni di natura microbiologica.
L’humus di lombrico e il suo impiego in orticoltura. In questi ultimi anni Rete Italiana Lombricoltori sta fornendo numerose aziende specializzate in orticoltura professionale, da nord a sud. Per dimostrare quanto sia efficace il suo utilizzo, abbiamo riportiamo di seguito i brevi commenti di quattro aziende, operanti in tre diverse regioni italiane: Piemonte, Marche e Campania.
“Abbiamo usato l’humus nel nostro orto di 400 MQ e abbiamo notato sicuramente un miglior radicamento delle piante che ha influito in modo positivo sullo sviluppo e la crescita delle stesse. A breve lo useremo sui nostri noccioleti”. (Matteo da Alessandria);
“Abbiamo utilizzato il vostro humus in tutto quello che coltiviamo in serra di fiori ed ortaggi e devo dire che va benissimo. Abbiamo notato nelle piante una crescita costante ed equilibrata, ma soprattutto una resistenza eccezionale alle malattie in genere. Nelle prossime settimane lo faremo anche nei lotti di ortaggi!”(Andrea, titolare di azienda produttrice orticole, Pesaro Urbino);
“Ho usato il prodotto anche se ho coltivato tardi per via del lookdown. Devo dire che fin da subito ho visto uno sviluppo sorprendente; peccato per la grandine che mi abbia distrutto in parte la produzione ma si stanno riprendendo molte bene zucchini, pomodori e peperoni” (Michele da Biella);
“La coltura di spinacino ha risposto molto bene, con uno scarto di 8-10 giorni sulla raccolta, rispetto alla porzione di serra trattata con concimazione classica (sempre bio)“ (Carmela, titolare di azienda di orticoltura IV gamma di Salerno).
Uno dei settori produttivi maggiormente studiati negli ultimi anni, anche in termini di sperimentazioni, per quanto riguarda l’apporto di vermicompost da letame è senza dubbio la viticoltura. Sono stati prodotti studi e prove in pieno campo, con la stesura di articoli su diverse riviste di settore ma anche tesi di laurea presso corsi di viticoltura ed enologia di importanti dipartimenti universitari italiani. Nel dettaglio, sono state approntate sperimentazioni in Piemonte, nelle province di Biella e Novara, in parcelle di terreni che si caratterizzavano per essere sabbiosi e a pH acido con una conseguente influenza sulla quantità e qualità della sostanza organica oppure in suoli ricchi di materiali e con scheletro prevalente. Da questo ne derivava che la sostanza organica era facilmente ossidata, con il risultato di avere suoli organicamente e microbiologicamente poveri. L’apporto di un buon quantitativo di humus di lombrico, distribuito a file alterne su tutto il vigneto trattato e interrato per circa 10/15 cm, ha permesso di constatare il raddoppio della biomassa del suolo che è il più importante indicatore della sua fertilità biologica. La biomassa è costituita da organismi di svariate dimensioni, dai più piccoli come batteri, alghe o funghi ai più grandi tra cui appunto i lombrichi e altri insetti.
In generale l’utilizzo dell’humus di lombrico nel vigneto porta ad uno sviluppo più rapido della pianta, aumentando significativamente il numero delle radici, in un periodo relativamente ridotto e accorcia il tempo della prima fruttificazione delle viti. Tutto questo porta alla riduzione dei costi, ad un’immissione precoce sul mercato e a vigneti più redditizi.RETE ITALIANA LOMBRICOLTORI sta rifornendo diverse aziende vitivinicole italiane, predisponendo un piano di fertilizzazione che vada a coprire in parte o l’intera area di produzione, subito dopo la vendemmia. Il nostro vermicompost, disponibile nel formato vagliato e sfuso, è pronto per essere movimentato e spedito nell’arco di poche ore dall’ordine.
Info su www.lombricoltori.it